Quando si parla di Colonna Vertebrale viene in mente qualche cosa di statico e tutto di un pezzo.
Al contrario la colonna vertebrale è come uno stelo osseo mobile, quindi non una cosa rigida.
Immaginatevi un insieme di ossa (vertebre) sovrapposte le une alle altre con interposti tra loro dei cuscinetti (dischi vertebrali).
Questa pila di vertebre non è diritta ma segue delle curve, concave e convesse, fisiologiche.
Queste curve determinano la resistenza della colonna vertebrale nei confronti delle forze che la condizionano, quindi è giusto che si mantengano inalterate il più possibile durante tutta la vita.
I dischi vertebrali a loro volta svolgono una funzione di ammortizzatori delle vertebre e contribuiscono alla loro mobilizzazione.
L’equazione R = n² + 1 rappresenta una delle condizioni più importanti in rapporto alla colonna vertebrale.
Il suo significato è il seguente: R è la resistenza che la colonna riesce a esprimere ai carichi assiali che gravano quotidianamente su di essa. I carichi assiali sono determinati dalla sommatoria della forza di gravità, che ci attira al suolo, e dal peso dell’atmosfera, che ci schiaccia verso il suolo.
Queste due forze, sommate assieme, generano sul corpo una forza e la colonna vertebrale è la parte del corpo incaricata di gestire al meglio questa forza.
Nella figura sottostante sono riportati degli esempi di quanto peso grava sul terzo disco lombare della colonna a seconda della posizione che assumiamo. n²+1 indica il numero delle curve della colonna al quadrato a cui si deve aggiungere 1 per ottenere il coefficiente di resistenza della colonna ai suddetti carichi. Essendo tre, in origine, le curve della colonna, sviluppando l’equazione si ottiene il seguente risultato: R = 3²+1 = 10
Quindi, in condizioni ottimali, con le tre curve conservate e inalterate nel loro grado di curvatura, il coefficiente di resistenza della colonna vertebrale i carichi assiali equivale a 10. Nel caso in cui una o più curve dovessero ridursi di grado o, peggio ancora, raddrizzarsi il coefficiente di resistenza diminuirebbe drasticamente.
Ipotizziamo il verificarsi di una situazione che di fatto spesso capita di riscontrare nei referti di radiografie: rettificazione del tratto lombare, spesso riscontrata in persone che lavorano tante ore sedute (immagine a fianco).
Questa condizione si verifica spesso in persone che stanno tanto sedute, posizione che porta il bacino in retroversione ed orienta il tratto lombare verso l’inversione di curva.
Con l’abolizione di una delle tre curve, l’equazione, a questo punto, andrebbe riscritta in questo modo: R=2²+1= 5
Come vedete la capacità di resistere ai carichi assiali si riduce drasticamente del 50%, ciò significa che ogni cosa che viene fatta nel quotidiano (camminare, stare seduti, alzare pesi, fare sport, ecc…) ha un impatto maggiore sulla colonna vertebrale, esponendoci a rischi quali: discopatie, protrusioni discali, ernie discali, sciatalgia, ecc…
Da questo si può comprendere quanto sia importante prendersi cura della propria colonna considerando anche che al suo interno è contenuto il midollo spinale, ovvero la centralina elettrica del nostro organismo. Disagi al midollo spinale possono alterare la giusta funzione di organi e visceri, oltre che comportare dolori di varia natura.
Nei casi di rettificazione delle curve del rachide è possibile agire in modo graduale tramite un percorso di rieducazione posturale, individuando la causa di tale situazione e improntando un lavoro di ripristino delle curve con esercizi mirati.
Un semplice esercizio utile soprattutto per le persone che stanno tante ore sedute e quello di allungare la catena posteriore, cioè l’insieme dei muscoli che si trovano nella parte posteriore del corpo.
Piedi uniti e con le mani appoggiate ad un tavolo, spingiamo il bacino in anteversione (come per inarcare la schiena) tenendo nuca, sacro, scapole e calcagni allineati.
È importante ripetere l’esercizio nell’arco della giornata per evitare che i muscoli si irrigidiscano e, alla lunga, modifichino la posizione delle colonna vertebrale.